Vivere per diversi mesi in spazi confinati implica la totale assenza di stimoli naturali che altera i ritmi circadiani di sonno e veglia provocando depressione e stress. Gli effetti dell’isolamento forzato sono amplificati dalla nostalgia di casa e anche dalla mancanza di privacy derivata dal vivere nello stesso spazio ridotto con altre persone.

Progettare per lo Spazio non significa solo creare habitat per proteggersi dalle condizioni ostili esterne, ma implica spingersi oltre gli aspetti funzionali per considerare quelli fisiologici, sensoriali ed emozionali che in ambienti confinati sono alterati dalla mancanza di stimoli naturali. L’obiettivo è evolvere verso un concetto avanzato di biosfera per migliorare la qualità della vita e delle relazioni fra esseri umani e natura anche oltre la Terra.

Il Design Spaziale può usare la qualità della luce come efficace contromisura, che può cambiare colore e intensità riproducendo il ciclo naturale giorno e notte e riequilibrare così i ritmi circadiani alterati dalla mancanza di luce naturale. Così come l’architettura della luce, per creare aree e atmosfere diverse nello stesso ambiente aperto, a secondo delle attività che svolge l’equipaggio, agendo sulla temperatura luminosa e sulla forma della luce per dividere gli spazi che definiscono aree di lavoro o di privacy. Soluzioni che immaginano astronauti in condizioni di relax, in un ambiente confortevole che grazie alla scelta dei colori e dei materiali restituiscono un ambiente accogliente che fa sentire gli astronauti come a casa.