
Gli aspetti psicologici degli astronauti saranno sempre più importanti nelle future missioni interplanetarie e progettare ambienti sensoriali diventerà essenziale per garantire all’equipaggio maggior benessere ed efficienza. L’utilizzo poetico della tecnologia è il principale ispiratore di tutto il progetto per ricreare atmosfere che consentano all’astronauta di sentirsi “come a casa”. Firefly introduce la metafora dello sciame di lucciole in una notte d’estate, trasformando un sistema di micro-droni luminosi in un’entità viva e pulsante che segue l’astronauta e lo assiste illuminando l’area attorno a lui, ma allo stesso tempo crea un forte impatto visuale e simbolico in tutto l’ambiente dell’astronave.



I droni possono variare l’ampiezza del fascio luminoso cambiando l’inclinazione delle loro piccole ali, mentre volando in gruppo possono delimitare un’area ben precisa impostata in precedenza mantenendo la posizione attraverso micro-sensori coordinati dall’AI. Il sistema di controllo e regolazione dell’intensità luminosa può facilmente creare un effetto di pulsazione della luce che anima lo spazio e rimanda all’idea di natura come organismo vivente. In un’altra configurazione le lucciole possono accorparsi tra loro per ricreare fonti luminose più potenti, nel caso sia necessaria una maggiore intensità luminosa. Le stazioni di ricarica sono state pensate per trasformarsi durante l’utilizzo in oggetti luminescenti che ricordano finestre luminose.
Aggiungere valore simbolico a componenti imprescindibili, come le fonti di illuminazione, trasformandole in richiami al mondo della natura e della nostra quotidianità, è una soluzione molto efficace per ristabilire una condizione serena di tranquillità anche nello Spazio.